PENSIERI LUNGO IL FIUME

Quello che segue è il racconto di chi ha partecipato a questo primo evento, restando in disparte, come semplice osservatore, essendo ormai un “non più giovane”, per dar modo ai ragazzi di condividere tra loro questa esperienza. Nel vedere questi ragazzi impegnati in questa attività, ho fatto alcune riflessioni che ho voluto raccontarle (in corsivo) in questo piccolo diario.

IL PERCORSO

INFORMAZIONI DI DETTAGLIO

Località: Quinto di Treviso
Lunghezza percorso: 4,7 km
Altezza s.l.m. partenza: 20 m
Altezza s.l.m. all’arrivo: 15 m
Pendenza: 0,10 %
Accompagnatori: Canoa Club Quinto

L'INIZIO

Ci ritroviamo una domenica pomeriggio con Renato e gli amici del Canoa Club di Quinto presso gli impianti sportivi di Quinto di Treviso. Finite le presentazioni aiutiamo le nostre guide a caricare le canoe sul carrello e con il furgone ci spostiamo di alcuni chilometri fino alla punto di partenza.

Dopo alcune veloci spiegazioni che per qualcuno sembrano semplici quanto ovvie (cosa ci vorrà per far andare avanti una canoa), i ragazzi salgono ad uno ad uno nella propria imbarcazione e iniziano a pagaiare ma ….. dove sono lo sterzo e i pedali? Forse qualcuno doveva stare più attento a quanto aveva detto Renato poco prima.

Si prova a capire come fare: Keep calm! Se si pagaia a sinistra si va a destra e viceversa. Mannaggia è tutto il contrario !!! Oooooohhh …. sfrushhhh …….. qualcuno si ritrova addosso alla sponda del laghetto con la punta della canoa incastrata in mezzo ai rovi. Qualche esclamazione si alza dal fiume: “Bella roba!”.

Fanno già fatica a remare per andare avanti ed ora a qualcuno tocca remare anche al contrario; non si può nemmeno scendere per spingere !!!!

Intanto altri ragazzi sono in mezzo al laghetto e Renato, con pazienza, ripete i movimenti corretti che aveva insegnato “a secco” quando i piedi toccavano terra e sembrava tutto più facile. Con la corrente che scorre sotto le imbarcazioni, cercando di non rovesciarsi, i ragazzi apprezzano maggiormente i consigli dei più esperti e riescono a venire fuori dalle situazioni più imbarazzanti.

POCHI RAGAZZI? PERCHè?

L’iniziativa ha subìto, purtroppo, diversi rinvii causa soprattutto del maltempo che imperversava sempre alla data fissata per l’incontro. Non si sono potuti combinare rinvii e impegni precedentemente presi dai ragazzi e quindi ci siamo trovati con il primo gruppo di pionieri che hanno “sperimentato” questa prima esperienza, con l’augurio che altri si uniscano a questo cammino.

SI PARTE    

Si accodano tutti assieme: qualcuno gira ancora attorno a se stesso, altri procedono a zig zag.

In fila indiana si inoltrano nel fiume che da largo e tranquillo laghetto si restringe di 4-5 metri e iniziano la discesa alla parola d’ordine di Renato: “rimanete al centro del fiume”. Eh sì!!! ‘na parola.

La canoa sembra vivere di vita propria e si diverte a seguire le pazzie della corrente del Sile che una volta li spinge a destra e l’altra a sinistra e poi ancora sempre più a sinistra fino a farli incastrare ancora una volta nella vegetazione della sponda. No! Non siamo a Gardaland e nemmeno dentro in un videogame. Non possono nemmeno “respawnare[1]”.

Devono per forza metterci del loro per venirne fuori e proseguire.

Ogni canoa e come la vita di ciascuno di loro, come i loro progetti, le loro scelte e i loro sogni: a disposizione nelle loro mani, da condurre con l’entusiasmo che affiora da ciascuno di loro, nel rispetto di alcune regole che a volte sembrano ovvie, altre volte assurde e altre volte ancora rinviabili fino a quando non arriva l’urgenza di porle in pratica.

Assieme possono condividere questa avventura, ma il governo di quei gusci galleggianti devono farlo solo con le proprie forze e con l’aiuto e il consiglio dei più esperti che, passando vicino a loro e con molta pazienza, dicono ciò che non dovrebbero fare, dando le giuste dritte per eseguire i movimenti corretti.

Piano, piano, senza volere tutto e subito, facendo i movimenti con più attenzione e cercando di apprezzare come ci si sposta in questo ambiente in movimento e, a prima vista, ingovernabile, cominciano a controllare la canoa.

ALT! STOP! FERMI TUTTI (fosse facile senza freni)!!! Cosa c’è? In lontananza si profila un “tappo”, una massa di erba galleggiante, bloccata da qualche ramo caduto di traverso che blocca il passaggio. È così consistente che si potrebbe camminarci sopra; ma noi siamo qui per navigare non per camminare.

Renato e i suoi amici con cautela e destrezza aprono un varco largo quanto basta per mettersi con due canoe parallele ai bordi come dei guardrail, in mezzo ai quali passeremo uno alla volta. “Bella zio!”. Ad uno ad uno, i ragazzi prendono la mira orientando l’imbarcazione, iniziando a vogare con vigore per filare nello spazio tra due canoe largo non più di mezzo metro e superare il tappo, nella speranza che la punta della propria “scodella” galleggiante non impazzisca di punto in bianco e, anziché dirigersi lungo lo stretto imbocco, si intraversi con l’incognita di dover ricominciare da capo.

Superano il tappo un po’ per forza, un po’ sculando con il fondo schiena per vincere l’attrito dell’erba sotto la canoa.
Le guide ci rassicurano che da ora in avanti non dovrebbero esserci più intoppi. Speriamo!

[1] respawn è un termine usato nei videogame e consiste nella riapparizione del proprio personaggio o di un nemico dopo la sua morte o distruzione, in un punto del gioco precedente alla sparizione o distruzione.

INCONTRI

I rami degli alberi fanno da canyon verde; incontriamo dei cigni che nuotando a debita distanza, ci lasciano passare senza attaccarci perché anche i loro cuccioli sono ormai cresciuti e hanno spalancato le ali, spiccando il volo; non serve più fare a loro la guardia.

Il mio sguardo si sposta dal cigno ai ragazzi che stanno cominciando ad andare, in autonomia, con le proprie gambe.

L'IMPORTANTE è RIALZARSI  

Dopo un’ansa del fiume, un ramo pieno di foglie si para di fronte a Edo. Lui si sporge di lato …. Splashhhh! Detto e fatto si ritrova immerso nell’acqua fino alla cintura dei pantaloni.

Accidenti! L’avevano detto che in caso di rami sporgenti bisognava abbassare la testa e passare sotto e non piegarsi di lato altrimenti si rischia di ribaltare.
Per tutta risposta emerge dall’acqua un sorriso a 28 denti. Anche la caduta in acqua fa parte della crescita e della conquista della propria autonomia.
Riconquistata la sede sicura - ma non tanto - della canoa dove il fondoschiena di ognuno di noi sembra un biscotto immerso in una tazza di the leggermente tiepido, si prosegue. Ormai non si fa più caso all’acqua che, scorrendo lungo la pagaia sollevata, prosegue il suo percorso lungo il braccio, l’ascella e i fianchi, fino all’interno della seduta che, piano piano, continua a riempirsi.

IL PUNTO DI NON RITORNO

Ci avviciniamo a dei ponti dove qualche ciclista, comodamente seduto sulla sella della sua bicicletta, si sofferma ad osservarci. Non so se i ragazzi preferirebbero quella sella sicura e ferma o la loro canoa che scivola sotto l’arcata del ponte interrompendo la comunicazione del loro sguardo con quello del curioso.

In ogni esperienza e avventura come nella vita arrivano dei momenti che segnano il punto di non ritorno.

È là, si delinea davanti a noi sotto un ponte: un salto d’acqua! Non molto alto ma bisogna attraversarlo con decisione e senza paura …. dopo quel passaggio non si può più tornare indietro e dovremo ad ogni costo completare il percorso fino al suo termine, tutti assieme e nessuno escluso.

Quale sarà il punto di non ritorno di ciascuno di loro, il momento in cui acquisita un’abilità, compresa una consapevolezza, vissuta un’esperienza, non potranno più disimpararla?
“Indietro! Voltati indietro o tempo che fuggi, fammi tornare di nuovo bambino, solo per stanotte. [2]”

[2] Dal film “In mezzo scorre il fiume” (1992) 

L'ARRIVO   

Ormai però la sicurezza ha preso piede anzi “remo”, qualche piccolo errore viene fatto ma la situazione è abbastanza sotto controllo; l’andare avanti è più naturale, lungo un percorso tortuoso che a volte sembra portare dentro in un “cul de sac” tanto le anse del fiume sono angolate e non permettono di traguardare l’orizzonte. L’unica certezza è il fiume che scorre continuo e regolare.

Il resto è storia. Dopo l’ultima ansa il Sile si allarga in un lago e sembra perdere orma tutto il suo vigore dando l’impressione ai ragazzi di essere loro solamente a portare avanti la canoa senza accorgersi che piano piano, il fiume continua a scorrere.

Alla fine della discesa ogni ragazzo può raccontare la sua personale avventura da eroe e di come sia riuscito a sopravvivere alla vegetazione, alla forza impetuosa del fiume e alle rapide. Per fortuna c’era sempre l’aiuto di Renato e i suoi amici …. ma questo rimarrà un loro segreto.

UN'ATTIVITà A MISURA DI GIOVANI

L’ABGEC si propone di attivare delle iniziative rivolte agli adolescenti e giovani dell’associazione, finalizzate all’incontro e all’aggregazione. Sono previsti incontri specifici promossi dall’Associazione e dal Centro Emofilia su tematiche adeguate all’età dei partecipanti e attività ludico-sportive affinché queste ultime (seppur episodiche) non siano solo “parlate” ma sperimentate assieme ad altri.